INTERVENTI DIRETTI ALLA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO NEL BACINO DEL FIUME - 1? E 2? STRALCIO


Facendo seguito alla richiesta pervenuta da più parti, ed in particolare all’Amministrazione Comunale di Foligno si illustrano sinteticamente alcuni aspetti tecnici del progetto.

Cronologia:
Il progetto di messa in sicurezza della città di Foligno viene inviato nell’anno 1999 a seguito di precisa richiesta da parte dell’allora amministrazione comunale. L’ipotesi progettuale allora percorsa era minimale e consisteva nell’impegno di una cifra pari a circa L. 1.000.000.000 che consentiva di intervenire a monte di Ponte della Vittoria con risagomature e consolidamento dell’argine di Sportella Marini con scogliera a massi ciclopici. Mentre si elaborava tale ipotesi progettuale, la normativa nazionale, anche a seguito degli eventi alluvionali catastrofici che colpirono diverse regioni d’Italia, si modificò in materia di difesa del suolo. In particolare in Umbria ciò ha comportato:
1) l’imposizione di vincoli territoriali di salvaguardia sulle aree a maggior rischio idraulico delimitate dal Piano Straordinario (PST);
2) la definizione di ulteriori norme vincolistiche previste dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).
Questi due elementi normativi rappresentano il principale strumento regionale di programmazione nel settore della Difesa del Suolo. In seguito a ciò, questo progetto, è stato sviluppato su indicazioni da parte della Regione dell’Umbria, su uno stralcio più ampio che doveva interessare il tratto di fiume da Foligno a Cannara. Tale stralcio doveva essere organico rispetto al progetto complessivo di adeguamento e messa in sicurezza del bacino del Fiume Topino e congruo rispetto alle specifiche della mappa di pericolosità a rischio idraulico in corso di approvazione della Regione e dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere.
Il progetto in questione è parte di un’azione complessiva di adeguamento del Bacino che proseguirà con un 2° stralcio che riguarda la parte a monte del Fiume Topino e progetti di adeguamento di tutti gli affluenti principali.
Sono già in fase esecutiva i seguenti progetti Fosso Renaro di Spello, Fosso Renaro di Foligno, Torrente Chiona Spello-Foligno.
Il progetto di messa in sicurezza del Topino, così lo chiameremo per brevità, è stato sottoposto quale preliminare nel 2003/4 alla Conferenza di Servizi ai sensi della normativa vigente.
In quella sede hanno espresso il loro parere positivo alla scelta progettuale, che ha portato allo sviluppo dell’odierno progetto, tutte le amministrazioni competenti, ivi comprese quelle preposte alle autorizzazioni idrauliche, nonché i Comuni interessati: Foligno, Bevagna e Cannara.
La Regione dell’Umbria, consapevole dell’importanza del progetto, propose il suo finanziamento nell’ambito dell’accordo di programma quadro in materia di difesa del suolo.
Il 30 maggio 2005 la Regione dell’Umbria ha avuto la certezza del finanziamento del progetto attraverso una delibera del CIPE. In data 22 giugno 2005 il Consorzio della Bonificazione Umbra ha ricevuto comunicazione definitiva dell’avvenuto finanziamento, veniva inoltre comunicato all’Ente che, tenuto conto delle procedure CIPE, dovevano entro il 30.12.2005 espletarsi le procedure di approvazione ed appalto per almeno 5 milioni di Euro, pena la perdita del finanziamento concesso.
Il Consorzio pertanto avviava immediatamente le indagini conoscitive geognostiche e topografiche preliminari al progetto. Nel settembre del 2005 veniva consegnato alle amministrazioni interessate il progetto suddiviso in due stralci sulla base della tipologia delle opere , come da richiesta del Comune di Foligno. Nel mese di ottobre si esplicavano le procedure amministrative tra le quali la Conferenza dei Servizi apertasi il 05.10.2005 e chiusasi il 21.10.2005.

Motivazioni del Progetto:
Le motivazioni sono già esposte nel titolo del progetto e, pertanto, facilmente comprensibili.
E’ però opportuno sottolineare, al di là di ogni comprensibile ovvietà, la necessità di sicurezza idraulica a fronte del progetto in questione. Il territorio della Valle Umbra Sud è l’area a maggior rischio di dissesto idrogeologico dell’Umbria, e l’Umbria è tra le regioni italiane a maggior rischio di dissesto idrogeologico. Tale concetto apparentemente vago ed astratto è il frutto di indagini e pubblicazioni ufficiali di fonti governative ed organismi collegati quali il Dipartimento di Protezione Civile e l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere. Per dare maggiore concretezza a questo concetto si rimanda alla mappa di pericolosità idraulica del territorio Nord del Comprensorio. Tali mappe ormai ufficializzate descrivono le aree a rischio di esondazione con tempi di ritorno di 50, 200 e 500 anni. In particolare, per le conseguenze sulla sicurezza della popolazione e sul regime vincolistico urbanistico assumono importanza elevata le aree interessate dall’evento che statisticamente può avvenire ogni 50 anni. In queste aree la salvaguardia è massima: in caso di inondazione l’altezza dell’acqua può raggiungere e superare il metro con conseguenze facilmente immaginabili per persone e cose. Inoltre in tali zone è praticamente impossibile realizzare qualsiasi nuova edificazione.
Quali sono queste zone?
In sinistra idrografica una fascia che comprende metà centro storico, la zona dei Marchisielli, Borroni, Tenne, Casevecchie, Casone.
In destra idrografica una fascia che comprende parte di Prato Smeraldo, lo Zuccherificio, zona Viale Firenze, Agorà, Fiamenga, Maceratola, Budino (ivi compreso il centro abitato), Cannara centro città.
Per chi volesse approfondire questi aspetti nei prossimi giorni verranno esposte le mappe del rischio idraulico presso la saletta Piermarini in Centro a Foligno. La realizzazione del progetto rimuoverà il rischio idraulico relativamente all’esondazione per tempi di ritorno cinquantennali. Tale obiettivo, ovviamente, la Regione dell’Umbria, la Provincia ed il Consorzio della Bonificazione Umbra lo perseguono su tutto il comprensorio: l’intervento su Foligno e Cannara è solo uno degli interventi che saranno realizzati

Descrizione del progetto:
IL progetto si divide in due stralci:
Il primo riguarda gli interventi in alveo e le vasche di laminazione;
Il secondo, l’adeguamento dei ponti.

1° stralcio:
L’intervento mira ad aumentare la sezione utile del fiume rispetto all’attualità. I trasporti dei solidi hanno nel corso degli anni occupato la sede del fiume. L’intervento previsto consiste in una risagomatura dell’alveo con riapertura delle golene così come, in sostanza, era originariamente la situazione del Topino. Gli interventi previsti sono pertanto movimenti terra, opere di ingegneria naturalistica, in adeguamento alle nuove sezioni.
In corrispondenza del ponte delle FS saranno effettuate: il ripristino dell’officiosità idraulica delle arcate mediante la rimozione dei depositi. Sono previste extra alveo due vasche di laminazione: una in prossimità della confluenza della Chiona con il Topino in località Budino, l’altra alla confluenza del Timia con il Topino in comune di Bevagna.
Le vasche hanno una superficie di circa 100 Km ciascuna e saranno delimitate, là ove necessario da argini di altezza variabile da 3,5 metri a 4,5 metri. Lungo l’argine del Topino, all’altezza delle vasche saranno posizionati gli sfioratori di piena. Le vasche hanno una capacità di accumulo complessivo pari a 3 milioni di metri cubi. Tale capacità sarà utilizzata in occasione della piena. Il tutto sarà realizzato curando gli affiorati per il deflusso delle acque della rete secondaria durante gli eventi.

2° stralcio:
Riguarda l’adeguamento delle opere infrastrutturali di impedimento al transito della piena cinquantennale. Nella fattispecie oggi non sono adeguati il Ponte delle FS, il Ponte della Vittoria e il Ponte di S. Giacomo. Adeguando le sezioni prima e dopo il Ponte delle FS e, soprattutto, intervenendo sui ponti a Valle, il Ponte della Ferrovia può far transitare la piena cinquantennale. L’intervento su tale infrastruttura sarà comunque, pressoché inevitabile nel futuro data la sua inadeguatezza rispetto alla duecentennale.
I ponti di Viale Firenze e della Vittoria dovranno essere demoliti e ricostruiti avendo cura di mantenere un’altezza dalle arcate, compatibile con un fianco di 1/1,5 mt rispetto al livello di massima piena.

Modalità e tempi di attuazione:
L’attuazione di tutti gli interventi è stata suddivisa in due fasi di appalto:
La prima, relativa al primo stralcio, verrà realizzata affidando i lavori mediante appalto integrato, prevedendone l’ultimazione nell’arco di due anni;
La seconda, relativa al secondo stralcio, (ricostruzione dei ponti), si ricorrerà all’appalto concorso da bandire sul progetto preliminare, al fine di garantire la migliore qualità delle opere che sarà oggetto di valutazione da parte di apposita Commissione prevista a norma di legge. Questa Commissione sarà composta da Professionisti di provata esperienza, professori universitari, funzionari tecnici delle amministrazioni appaltanti.

Domande frequenti:
Vorremmo schematicamente riportare le domande più frequenti che vengono poste direttamente o indirettamente in merito agli aspetti progettuali. Sostanzialmente afferiscono a due temi principali: i ponti di Foligno e la Cassa di espansione di Budino:
D(Domanda): -Che effetti avrà l’allargamento dell’alveo di magra nel tratto cittadino di Foligno?
R(Risposta): Nel tratto cittadino esistono due livelli fissi del fiume: uno è rappresentato dalla Briglia Giberti (1^ cascata a valle di Viale Firenze) e dalla Briglia Fiamenga (2^ cascata a valle di Viale Firenze). Tali livelli sono quelli che rimarranno alla conclusione dei lavori. Ciononostante il Consorzio prevederà in prossimità delle due briglie due barriere mobili che consentiranno in tempo di magra un aumento del livello dell’acqua rispetto all’attuale. In fase di piena le barriere mobili si abbasseranno e consentiranno il passaggio in sicurezza della piena. La maggiore ampiezza e profondità dello specchio d’acqua aumenteranno la possibilità di utilizzo del tratto cittadino del fiume per attività ricreative.
D: E’ proprio necessario l’abbattimento dei ponti?
R: L’inadeguatezza dei ponti nel tratto cittadino è stata a lungo valutata da un punto di vista idraulico e progettuale. Evitare tale intervento avrebbe risparmiato tempo e denaro preziosi. Non sono state rinvenute, per quanto percorse, strade alternative. L’unica alternativa teoricamente probabile poteva essere l’abbassamento dell’alveo in tutto il tratto cittadino. Tale ipotesi, solo accademica, mon può essere praticata tenuto conto che i livelli fissi sono quelli delle due briglie e alterarli avrebbe effetti deleteri sulla stabilità degli argini e delle mura cubiche.
Tale ipotesi è stata, giustamente, vietata anche in sede di conferenza di servizi dalla Provincia di Perugia.
I nuovi ponti dovranno avere un fianco di 1,5 mt rispetto al livello di massima piena cinquantennale. Questa è la principale e quasi esclusiva prescrizione che progettualmente guiderà il progetto dei ponti.
D: Perché il Ponte delle FS e il Ponte di Scansano non sono oggetto di rifacimento?
R: Il Ponte di Scansano non rientra nel tratto di interesse del progetto attuale. Ciò non significa che non necessiti di adeguamento, ma solo che sarà oggetto di studio nel prossimo stralcio funzionale dedicato al tratto a monte di Foligno. Il Ponte delle FS è, come già detto, inadeguato, ma solo grazie agli interventi previsti nel progetto e soprattutto grazie al rifacimento dei ponti a valle, riuscirà a far transitare la piena cinquantennale.
D: Trattenendo l’acqua a monte, ad esempio a Nocera Umbra e/o a S. Giovanni Profiamma, avremmo evitato gli attuali interventi?
R: A monte non esistono adeguate capacità d’invaso capaci di soddisfare le necessità di accumulo extra alveo. Le potenzialità esistenti a monte saranno tutte utilizzate per la messa in sicurezza del tratto a monte di Foligno per rispetto alla piena cinquantennale e dell’intera asta del Topino per la piena duecentennale. Ciò premesso giustifica, di per se stesse, le scelte progettuali, tenendo conto inoltre anche che il Topino risente dell’influenza di affluenti vallivi (Menotre, Renaro, Chiona). Ad ulteriore specifica si può affermare che, i 3 milioni di accumulo a valle di Foligno sono necessari (ed ineluttabili) non solo per la sicurezza di Foligno, Bevagna e Cannara, ma anche di Valtopina e Nocera Umbra.
D: La vasca di espansione di Budino era necessaria? E perché è stata collocata in quell’area?
R: Abbiamo già in parte risposto nel paragrafo precedente. E’ necessaria tale capacità di accumulo per la validità stessa del progetto. La collocazione doveva, per motivi tecnico-idraulici, essere individuata la confluenza sul Topino del Fosso Renaro e quella della Chiona. La scelta dell’area è legata inoltre alle seguenti considerazioni:
- Vengono sfruttate al massimo le arginature naturali presenti del Chiona e del Topino;
- L’area è una confluenza naturale delimitata dai canali principali in cui sono presenti fossi di scolo secondari utili allo svuotamento dell’area di accumulo;
- E’ caratterizzata da una naturale depressione che evita qualsiasi intervento di sbancamento;
- E’ un’area esclusivamente agricola e non occupata da residenti o attività produttive;
- E’ già assoggettata a vincoli di inedificabilità causa PST che saranno ulteriormente estesi in un imminente futuro;
- Non sono presenti infrastrutture di rilevante importanza che non possano essere facilmente adeguate.
Ciò premesso è risultata la migliore in assoluto l’area prescelta.
D: La realizzazione della vasca di Budino comporta una svalutazione della zona?
R: L’argine che verrà realizzato avrà un suo impatto visivo innegabile. Ciò premesso va valutato che comunque esistono già degli argini presenti, quello del Topino alto circa 5 metri e quello della Chiona alto circa 3 metri. Pertanto siamo in un’area dove sono già esistenti infrastrutture simili.ed altrettanto impattanti rispetto a quelle progettate. Per quanto riguarda la zona di Budino nel suo complesso, ivi compreso il centro della Frazione, oggi la situazione è la seguente:
all’approvazione da parte della Regione dell’Umbria delle mappe di pericolosità del rischio idraulico (e quindi fra pochi mesi) tutta l’area sarà classificata “ad alto rischio di allagamento”. Ciò comporterà:
- un rischio riconosciuto di danni alle persone e cose conseguenti ad allagamenti;
- il blocco totale di qualsiasi attività edilizia presente, se già non avviata, e futura, sia a carattere pubblico che privato.
Ad ulteriore specifica si può affermare che non saranno possibili neanche nuove edificazioni ancorché esista un permesso a costruire. Inoltre il PRG del Comune di Foligno non potrà prevedere nuove aree edificabili neppure in un lontano futuro. Saranno consentiti solo interventi edilizi sul patrimonio immobiliare esistente senza aumenti di volumi. Quanto sopra significa che, in assenza di un intervento di messa in sicurezza dell’area quale quello proposto dell’intera area subirà presumibilmente, una svalutazione dei valori commerciali.
D: Gli espropri interessano l’intera area?
R: No. Gli espropri circa 6,4 ha di superficie di proprietà ridotte. Corrisponde all’ingombro dell’argine di chiusura della cassa di espansione. Il resto della superficie è nella piena disponibilità dei proprietari che potranno continuare a gestire l’attività di coltivazione dei campi. Gli espropriati saranno indennizzati secondo la legge vigente e, in caso di accettazione volontaria beneficeranno degli ulteriori aumenti dell’indennità di esproprio. I proprietari all’interno dell’area saranno indennizzati in caso di evento sulla base della stima dei danni. Il Consorzio a garanzia di ciò ha già previsto un accantonamento finanziario. Si ribadisce che l’utilizzo della vasca di laminazione sarà un evento eccezionale. Diversamente non ci sarà alcuna limitazione all’utilizzo ordinario dei terreni agricoli posti al suo interno. Gli argini della vasca saranno dotati di sovrappassi che consentiranno l’uso dell’attuale viabilità pubblica e privata.