Sede di Spoleto


Sgomberato alla fine del 1997 per gli ingenti danni riportati a seguito degli eventi sismici, il seicentesco Palazzo Leti-Sansi, uno degli edifici storici più importanti nel cuore della città, sul limite meridionale di Piazza del Mercato, è attualmente in restauro.

Grazie ai finanziamenti erogati dalla Regione dell'Umbria (L.R. 30/98 e L.R. 32/98), i lavori di ristrutturazione della parte architettonica lesionata sono iniziati alla fine del 2000. L'accordo di programma sottoscritto dal Comune di Spoleto e dal Consorzio della Bonificazione Umbra prevede lavori di riparazione dei danni e il miglioramento sismico dell'intera struttura, nonché un diverso uso funzionale dello stabile.

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Il Palazzo, come è noto, è stato costruito dai nobili Leti tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, unificando una situazione edilizia preesistente, entro la quale sorgeva forse anche l'antico Palazzo del Podestà. Il motto scolpito sul monumentale camino del Salone da ballo "Lux iustorum laetificat - 1606" vorrebbe forse verbalmente giocare con il nome della famiglia.

Estinti i Leti, il Palazzo passò per un breve periodo alla famiglia Fiumi, per essere poi acquistato dai Sansi; il barone Achille, il più insigne storico locale, segretario dell'Accademia Spoletina, vi dimorò fino al 1891. Venduto successivamente agli Spinelli, all'inizio del secolo scorso, l'edificio è stato acquisito dal Consorzio della Bonificazione Umbra, che necessitava di una sede rappresentativa ed unica per i vari uffici dislocati sino ad allora in diverse realtà. Fino al 1997, infatti, il Palazzo era sede del Consorzio, di alcune unità abitative e di alcuni esercizi commerciali.

L'edificio si articola su più livelli, sviluppando una superficie lorda di circa 5.800 mq. L'esterno presenta un ricco portale in pietra finemente decorato e finestre, su tre ordini, ben modanate. L'ingresso dà accesso ad una corte interna da cui un'ariosa scalinata conduce ai livelli superiori. Al piano nobile, il primo, preziosi soffitti lignei arricchiscono i vari ambienti e il Salone da ballo con il monumentale camino, già menzionato, e con la terrazza interna riservata all'orchestra.

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Alla Tecnireco srl, in associazione temporanea d'impresa con altre ditte subappaltatrici, sono affidati gli ingenti lavori di ristrutturazione e il delicato incarico del restauro delle superfici dipinte.
Per quanto concerne l'interno, l'intervento riguarda il recupero della decorazione del Salone per la quale di può verosimilmente pensare all'opera di Liborio Coccetti, considerato uno dei decoratori più abili del Settecento umbro. Nella parte alta del Salone, per tutto il perimetro, corre una fascia che presenta, in modo alternato, conchiglie, volti e festoni di fiori. Più in basso, nella parte superiore, sono il ballatoio e la terrazza interna per l'orchestra, a cui si accede da un ambiente un tempo decorato di tempere dal Coccetti, vendute, con parte dell'arredo, nel 1959.

Nella parete d'ingresso, la porta principale del Salone è sovrastata da un tondo a bassorilievo di Domenico Sansi, padre di Achille, e da un'iscrizione commemorativa apposta dai figli. Gli sguanci delle due finestre che si affacciano all'interno del Palazzo, mostrano dei riquadri ridipinti ad olio raffiguranti rovine antiche; sopra l'architrave, due tondi monocromi presentano figure di donne.

Nella parete di destra, in parte occupata dal camino, è effigiata una scenografia simile, ricca di prospettive. Le quattro porte, due per lato, recano, al di sopra dell'architrave in pietra, ovali con scorci di paesaggio.

Nella parete di sinistra, una scalinata a trompe-l'oeil conduce ad una fontana realizzata con un gioco di due delfini che prelude ad un colonnato retrostante che fa intravedere una folta vegetazione.

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La parete di fondo è divisa nella zona inferiore da tre finestre sopra le quali altrettanti ovali raffigurano, da sinistra, una figura di donna, tre donne (le tre Grazie?), Diana.

Lo stato di conservazione dei dipinti è stato studiato osservando i dipinti dal basso e dalla terrazza con l'ausilio di una forte illuminazione sia diretta che radente e con apparecchiature a luce ultravioletta. Sono stati eseguiti dei test di scopritura allo scopo di verificare la consistenza delle ridipinture e degli strati sottostanti, originali e non.

Il soffitto e le pareti hanno molto sofferto a causa delle infiltrazioni dell'acqua dalle coperture danneggiate. L'adesione al supporto murario degli intonaci dipinti sembra molto precaria un po' ovunque; i distacchi più evidenti, palesati dalle numerose lesioni lungo le pareti, si devono ai dissesti statici avvenuti nel corso dei secoli. Chiara la presenza di pesanti rifacimenti e ridipinture, che hanno alterato sostanzialmente le tonalità cromatiche e gli aspetti formali.

Il restauro mirerà principalmente alla conservazione degli intonaci e delle superfici dipinte. Le modalità di reintegrazione pittorica verranno valutate in base ai risultati ottenuti nella fase della pulitura, nell'ottica di una restituzione unitaria dell'intera decorazione.

Lo stesso tipo di intervento sarà riservato anche al ricco apparato pittorico scoperto in altre sale a seguito della rimozione di carte e stoffe da parati, messe in opera ai primi del '900. Di particolare interesse inedite vedute della città.

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Quanto al futuro del Palazzo, i progetti sono molteplici e gli addetti si stanno impegnando per realizzarli nel modo più celere e opportuno, cercando di rendere agibili anche i vasti ambienti seminterrati fino ad ora pressochè inaccessibili e di rifunzionalizzare quel che resta di un antico vicolo che prende le mosse da Piazza Sansi e che nasconde un notevole episodio di "architettura interrotta" del tardo Quattrocento.

L'edificio ospiterà di nuovo le residenze attuali ed i negozi e verrà utilizzato per attività terziarie, culturali, espositive.

Insomma, si tratta di un recupero che, con gli spazi a disposizione, permetterà la realizzazione di un contenitore d'eccezione ubicato nel centro storico. Il tutto, ovviamente, nell'idea del Consorzio della Bonificazione Umbra, proprietaria dell'immobile.

Il restauro in corso, restituirà al Consorzio una sede commisurata alla sua importanza.

(da Spoletium - Dicembre 2001 - articolo di Marta Bartoli)